Nigel Coates porta la sua visione audace e giocosa in una delle aree più complesse e cariche di significato del Nord Italia: Marghera. Con il progetto “Margherissima”, l’architetto britannico propone un futuro inaspettato e vibrante per l’ex polo industriale veneziano, trasformandolo in un territorio dell’immaginazione collettiva, dove design, architettura e comunità si intrecciano in un racconto urbano alternativo e provocatorio.
Un nome che è una dichiarazione d’intenti
“Margherissima” è più di un titolo: è una dichiarazione di libertà creativa. Il nome richiama Marghera, ma la trasfigura, la espande, la reinterpreta. Coates, attraverso questo progetto, invita a ripensare radicalmente il ruolo della città, liberandola dal peso del passato industriale per proiettarla in un futuro visionario, inclusivo e colorato.
Un manifesto urbano fatto di sogni e coraggio
L’immaginario costruito da Coates non è fatto di masterplan tecnici, ma di suggestioni, di idee che si esprimono attraverso disegni, colori, forme ibride. I suoi progetti suggeriscono una Marghera reinventata come luogo dell’esperienza, dell’espressione personale, della mescolanza di linguaggi. Non c’è nostalgia, ma un desiderio di rompere gli schemi e di restituire all’architettura un ruolo emozionale e politico.
Design radicale per una città in divenire
La proposta è radicale non solo nelle forme, ma anche nel messaggio: Marghera non è più vista come un territorio da riqualificare secondo schemi prestabiliti, ma come una tela bianca su cui disegnare un’utopia urbana. Il lavoro di Coates è un invito ad abbandonare l’idea di città “perfetta” in favore di una città viva, disordinata, accogliente, in cui l’arte e l’ironia siano strumenti di trasformazione reale.
Architettura come atto di libertà
“Margherissima” diventa così un esperimento progettuale e sociale, in cui l’architettura non si limita a costruire spazi fisici, ma suggerisce visioni, genera possibilità, accende dibattiti. È un atto di coraggio estetico e politico, una provocazione che guarda al futuro con ironia e speranza.
a cura della Redazione